Verde Gaudì

A cento anni dalla nascita di Franco Basaglia la storia di una sedia tra design, colore e cura.



Tra il 1973 e il 1974 il colore irrompe nei padiglioni dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale di Trieste e in alcune strutture di assistenza disseminate sul territorio cittadino.

Vico Magistretti, bozzetti per la sedia Gaudì, 1970 ©Fondazione Vico Magistretti


Su suggerimento dello Studio Valle-Bellavitis, di Nanni Valle e Giorgio Bellavitis, che in quegli anni stanno lavorando con Franco Basaglia ad una “riorganizzazione” dell’Ospedale e dei suoi spazi, la Provincia di Trieste non solo fa ridipingere le pareti, gli infissi e i caloriferi dei padiglioni ma acquista anche degli arredi, in plastica o resine rinforzate, disegnati e prodotti dall’eccellenza della creatività italiana dell’epoca.

Arrivano cosi – in centina e centinaia di esemplari – le poltrone Togo di Sergio Mazza, gli sgabelli Diablo di Giganplast, i lampadari di Luigi Massoni per Harvey Guzzini, le librerie Dodona di Ernesto Gismondi, le sedie Desco di Carlo Hauner. E poi alcuni pezzi che Vico Magistretti disegnò per Artemide: i tavolini Mezzatessera, i tavoli Stadio, i tavolini Arcadia, la poltroncina Vicario e 490 sedie Gaudì.

Una foto di Emilio Tremolada realizzata all’Ospedale Psichiatrico di Trieste nell’agosto del 1975. Si vedono le sedie Gaudì e il tavolo Stadio di Vico Magistretti.

Proprio due di queste sedie Gaudì, verdi, arrivate superstiti fino ad oggi, sono il “pretesto visivo” per la mostra allestita al Cavò di Trieste, che vuole dare un contributo alla ricostruzione di uno dei molti episodi della rivoluzione di Franco Basaglia in cui ci fu un continuo confronto tra medici, architetti e progettisti, figure amministrative e dirigenti politici.

L’allestimento al Cavò


Il comun denominatore dei personaggi coinvolti in questa vicenda furono l’immaginazione, la cura e la responsabilità. Immaginare nuove soluzioni, aver cura di metterle in atto nel migliore modo possibile e nella maniera più responsabile e corretta.

Nata da una suggestione di Giancarlo Carena, presidente della Cooperativa Agricola Monte San Pantaleone, ha preso corpo in questi mesi grazie ad una fitta rete di collaborazioni che hanno permesso di trovare e ritrovare immagini, documenti, appunti e altri dettagli di questa vicenda.

Un ritratto di Vico Magistretti nel suo studio negli anni 80 (foto di Emilio Tremolada) e i bozzetti per Gaudì



In mostra le riproduzioni dei bozzetti delle sedie Selene, Gaudì e del tavolo Stadio di Vico Magistretti, messi a disposizione dalla Fondazione Vico Magistretti, danno idea dell’innovazione progettuale che il designer applicò – anche nei metodi di produzione, riprodotti in alcuni servizi sulla stampa di settore di quegli anni – a questi e ad altri suoi oggetti.

Un dettaglio dell’allestimento


Una serie di foto di Emilio Tremolada, realizzate all’Opp nel 1975 e in alcuni appartamenti e centri per l’igiene mentale nel 1977, sono una preziosa documentazione di questi spazi rinnovati e arredati grazie alle idee e alle scelte di Nanni Valle e Giorgio Bellavitis.

Dal Fondo Valle-Bellavitis allo IUAV anche la riproduzione dei primi elenchi stilati dagli architetti e i capitolati che la ditta Bergamin, dove vennero acquistati gli arredi, inviava agli uffici amministrativi della Provincia.

Un dettaglio dell’allestimento



Altre immagini da collezioni private mostrano ancora gli arredi utilizzati negli anni successivi all'”onda colorata”, onda il cui valore viene ricordato anche da Michele Zanetti, all’epoca Presidente della Provinicia, intervistato da Fabiana Martini, in un video intervista trasmesso in mostra.

Un dettaglio dell’allestimento con la citazione da Passaggio a Trieste

A questi frammenti visivi sono stati affiancati tre testi che simbolicamente danno le coordinate su come è nato questo progetto espositivo e su come potrebbe espandersi: uno di Vico Magistretti, sui vincoli e la correttezza nel progettare, uno di Franco Basaglia su psichiatria e architettura e infine un brano di Fabrizia Ramondino sul valore etico della bellezza.

Un altro dettaglio dell’allestimento al Cavò

La mostra, a cura di Massimiliano Schiozzi, è stata prodotta e realizzata da Comunicarte, con Vincenzo Luongo che ne cura l’immagine e la comunicazione, per la Cooperativa Agricola Monte San Pantaleone e per Cizerouno.

È realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Vico Magistretti e dello IUAV-Archivio di progetto.


Si ringraziano inoltre Anna Bellavitis, Sabina Carboni, il Centro di documentazione “Oltre il giardino”, Diana De Rosa, Ennio Guerrato, Serena Mafioletti, Andrea Maulini, Fabiana Martini, Barbara Pastor, Margherita Pellino, Pantxo Ramas, Emilio Tremolada, Michele Zanetti.

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