Dots in the wind raccontato da una studentessa

Il 18 novembre 2022 Stefania Denti Di Pirajno, studentessa della V C SU del Liceo Carducci Dante di Trieste, nell’ambito di Educazione Civica nella materia Storia dell’arte, ha visitato l’installazione Dots in the wind di Elisa Vladilo in Cavana e incontrando poi l’artista al Cavò.
Ecco la sua relazione.


L’aver potuto conoscere e vedere le opere di Elisa Vladilo e aver potuto parlare con l’artista stessa, mi ha portato a considerare la progettazione e lo studio, che sta dietro a queste ed altre installazioni e opere, affinché possano rendere e trasmettere in maniera efficace il messaggio voluto.

In particolare mi ha interessato scoprire l’idea dietro l’opera Dots in the wind e di come sia stato progettato e allestito questo intervento site specific. Sebbene non mi sia stato chiaro fin da subito l’intento dell’artista, una volta sentita la storia dietro l’opera sono rimasta sorpresa. Trovo curiosa e allegra l’idea che la bora possa trasportare con sé tanti coriandoli colorati per le vie di Trieste. Penso sia stata molto efficace la scelta di soli tre punti e il modo in cui sono stati posizionati, in quanto a mio parere, se se ne fossero inseriti di più, si sarebbe rischiato di forzare un po’ troppo l’idea del vento che lascia attaccati i coriandoli alle case, rendendo tutto meno naturale. Mi ha colpito in particolare la scelta e l’uso del colore turchese, che ho trovato molto adatto e coerente con lo stile della Vladilo, poiché da come ho potuto vedere, i colori sgargianti sono un suo tratto distintivo.

Ciò mi ha fatto riflettere su come l’uso di determinati colori, diversi da quelli a cui siamo abituati, possono cambiare l’intera percezione di oggetti e spazi comuni e quotidiani a cui spesso non facciamo caso, facendo scaturire delle riflessioni e dando una nuova visione delle cose.

Mi ha incuriosito molto come l’artista mostri e racconti la propria visione del mondo e porti le proprie idee dall’astratto al concreto, creando nuove dimensioni, talvolta anche a scopo relazionale, come le installazioni Dot community e Summertime. Riesce così a far relazionare le persone in modo diverso con la realtà che le circonda, attraverso gli spazi urbani, a volte togliendoli e cambiando le loro funzionalità quotidiane, altre volte usando il contesto stesso, dando così l’opportunità di riflettere.

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