Le luci e il fuoco di Gitai per la Videonotte da ZimmerFrei

Amos Gitai (Haifa, 1950), durante gli studi di architettura (1971 – 1975) con la sua camera Super -8, regalatagli dalla madre, realizza molti film sperimentali e studi sulla luce e sulla materia.

Durante il suo dottorato a Berkley (1976-1979) scopre le prime opere di video artisti come Nam June Paik e tutto il movimento dell’arte concettuale e tiene corsi di regia per “principianti” alla scuola di architettura.

Ogni estate trascorre due mesi in Israele dove realizza documentari per la televisione. Alla conclusione del dottorato propone la realizzazione del documentario Bait (Casa), sulla costruzione di una casa come punto di incontro tra architettura cinema. L’architettura diventa così una metafora delle relazioni tra palestinesi e israeliani. Un tema scottante, che non può che scatenare forti reazioni: il film non è mai stato distribuito, ma è stato invitato ai festival di Nantes, Rotterdam, Berlino e presentato a Cannes nella giornata dedicata alla libertà d’espressione.

Amos Gitai, lascia Israele e si trasferisce a Parigi, dove continua la sua ricerca sui temi dell’esilio e dell’emigrazione.

Il suo penultimo film, del 2012, è dedicato al padre, architetto e allievo di Kandinsky.

 

Cizerouno per la Videonotte di venerdì 13 dicembre, dedicata al tema della luce, propone, a cura di Mila Lazić, due cortometraggi sperimentali:

 

Black is White, 1972, 3’30’’,  colore e b/n, riversamento da muto Super-8

Un saggio pirotecnico sulla luce e il movimento.

 

Fire Eats Paper, Paper Eats Fire , 1973, 2’40’’ colore, muto Super-8

Un studio sulla carta in fiamme, realizzato per il corso di design alla facoltà di architettura.

La serata dedicata a Gitai rientra nel programma di Ai confini dell’ebraismo, ebraismo ai confini che è realizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Casali.

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